Centro Italia tra mare e altipiani


Per le vacanze natalizie avevamo dieci giorni abbondanti a disposizione, sufficienti  per raggiungere destinazioni ben più distanti rispetto a quelle raggiungibili in un week end o nei vari ponti.
Le vacanze sulla neve sono bellissime, ma in questo periodo dell'anno le località più interessanti sono gran poco godibili, così abbiamo iniziato a valutare mete alternative.
Alla fine, abbiamo scelto il centro Italia per diversi motivi. Senza dubbio per vedere posti bellissimi, ma in più avremmo dato il nostro seppur piccolo contributo ad attività commerciali messe in ginocchio dal sisma di pochi anni fa (anche se ormai sono già passati tre anni abbondanti...), avremmo potuto portare con noi i nostri amati gattini Valentino e Serafino senza dover correre a fare vaccini necessari per l'estero ed infine il meteo al centro Italia sembrava molto bello per un po' di giorni.
La vacanza doveva innanzitutto essere soft, godendosi i paesaggi e la vita locale senza essere "incatenati" al volante come ci eravamo ritrovati a fare in altre occasioni. Quindi, fatta eccezione per i trasferimenti del primo e dell'ultimo giorno, autostrada possibilmente da evitare.
Così il viaggio inizia con un inevitabile trasferimento che da Bergamo ci porta fino all'uscita di Valdichiana in provincia di Arezzo, con l'intento di non rivedere cartelli stradali a sfondo verde per un po' di tempo.
Vista la velocità di crociera del nostro camper Brunettino non superiore agli ottanta chilometri orari, non mancava molto al tramonto e quando il sole ormai stava iniziando a calare abbiamo raggiunto il lago Trasimeno. Abbiamo trovato un comodo parcheggio camper, gratuito di notte, in riva al lago a Passignano sul Trasimeno, paese molto carino ed eletto uno dei borghi più belli d'Italia.
In quel momento il sole offriva i più bei colori specchiandosi nel lago prima di scomparire.
Al risveglio, dopo il tanto atteso primo caffè della moka preparato sul camper, ci rimettiamo in marcia in direzione Perugia, per poi puntare verso il parco dei monti Sibillini e raggiungere Norcia.
Scendiamo dal camper per fare due passi in paese, che ci fa immediatamente capire cosa è successo tra agosto ed ottobre del 2016.
A fare impressione non sono soltanto le chiese crollate, che hanno portato via secoli di storia, ma anche i tanti negozi abbandonati in quanto non più agibili che hanno trasformato il centro in un paese fantasma.
I negozi non più agibili hanno sposato la loto attività in un villaggio di casette in legno appena fuori dal paese.
Per pranzo, uno di questi ci ha preparato due ottimi panini con salame al tartufo e formaggio.
Con lo stomaco pieno percorriamo i tornanti che, dopo una ventina di chilometri, giungono ad un passo dove si ha una splendida vista sulla piana di Castelluccio.


Una volta raggiunta, visto anche che era praticamente deserta, ho accostato e sono sceso dal camper per godermi questa immensa distesa attraversata solo da una stretta strada, non c'era una sola casa per chilometri e chilometri.
Mai visto niente di simile, è qualcosa di unico ed incredibile.
Se facessi vedere le foto ad un amico che non conosce la zona, probabilmente mi chiederebbe se sono andato con il mio camper nella steppa in Kazakistan, non in Umbria a mezza giornata di guida da casa.



In fondo alla strada, su un colle si intravede il paese. Purtroppo, avvicinandoci, ci accorgiamo che sono quasi tutte macerie e che gli edifici che hanno resistito si contano sulle dita di una mano.
Acquistiamo qualche sacchetto di lenticchie, storico prodotto della piana e del pecorino per poi fare due passi sopra al paese, dove la vista sulla piana e sul monte Vettore, il più alto dei Sibillini, è qualcosa di magico.
Proseguiamo sulla strada asfaltata che, superato un passo, scende nelle Marche verso Pretare e Arquata del Tronto.
Sapevamo che erano zone duramente colpite dal sisma, ma non sapevamo esattamente cosa aspettarci. Una volta raggiunti questi posti, l'impatto è stato un pugno nello stomaco.
Di quei paesi non è rimasto nulla, ai lati della strada solo macerie o case parzialmente crollate. Si stava avvicinando la sera e in quelle vie non c'era una sola luce accesa, un'auto parcheggiata o una persona che camminava.
In quel tragico 2016 la vita di quei paesi è improvvisamente finita.
Pochi chilometri fuori, si incontrano villaggi di case mobili dove le persone sopravvissute si sono trasferite ormai da tre anni.
Nelle case mobili c'è il bar, la posta, il bancomat, ormai il paese è lì, solo lì.
Per sera raggiungiamo Amatrice, il buio non fa percepire perfettamente la situazione, che di fatto è come nei paesini incontrati precedentemente ma amplificata trattandosi di un grosso paese.
Ad Amatrice pernottiamo in un agricampeggio con tutti i servizi e per cena mangiamo degli ottimi spaghetti all'amatriciana.
Questo simbolo del paese è ciò che è rimasto e nessun sisma potrà mai cancellarlo.
Il viaggio prosegue poi, sotto una debole nevicata che però attaccava sull'asfalto gelido, verso il lago di Campotosto che costeggiamo passando dal paese che da il nome al lago. Purtroppo anche qui ridotto in macerie.


Entriamo in Abruzzo e seguiamo indicazioni per Campo Imperatore. Sapevamo che la strada era chiusa, ma volevamo comunque raggiungere i piedi del Gran Sasso.
Il tempo era decisamente avverso per la neve e per il forte vento, ciononostante superato Fonte Cerreto riusciamo a salire fino al rifugio Montecristo a circa 1400 metri di quota.
La strada era tutta bianca, ma le gomme invernali e il peso ridotto del mezzo hanno reso la salita più semplice del previsto.
Dormire lì sarebbe stato bello, ma le folate di vento erano impressionanti, così siamo scesi in paese per dormire nei pressi della funivia, chiusa per vento.
Anche lì il vento era forte, così ci siamo spostati a L'Aquila che dista meno di trenta chilometri, c'è una comoda area di sosta gratuita e abbiamo dormito serenamente.
Rimandiamo la visita della città ai giorni successivi e rimettiamo le ruote verso il parco nazionale, per raggiungere Rocca Calascio, luogo che per essere raggiunto richiede una buona mezz'ora di camminata in salita.
La visita sul Gran Sasso, stavolta con il sole e libero dalle nubi è bellissima.


Nel bel borgo sotto la rocca annulliamo il beneficio della camminata con un pranzo a base di arrosticini, imperdibili in Abruzzo.
Poi, sempre attraverso strade secondarie, ci spostiamo a sud verso il parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, il più antico d'Italia.
Superato un valico, dopo vari chilometri senza incontrare edifici, raggiungiamo Pescasseroli e saliamo fino alla partenza della seggiovia dove c'è una delle aree di sosta presenti nel paese.
Eravamo solo noi ed altri due camper, dato che per assenza di neve le piste da sci erano chiuse e quindi il turismo invernale è in queste località non è arrivato.
La notte è stata molto ventosa e la temperatura minima è stata -7, ma la mattina troviamo un bel sole e ripartiamo verso sud per vedere l'altra parte del parco.
Arriviamo nei pressi di Castel di Sangro senza avere idea di dove andare, ma dopo qualche giorno di montagna ci stuzzicava il fatto di non essere distanti dalla costa.
Decidiamo così di raggiungere Vasto passando dal Molise per strade poco frequentate con boschi molto belli, dove ci siamo anche trovati davanti un gruppo di camosci.
Raggiunta la costa, superiamo le vie del paese con gli alberghi e parcheggiamo poco prima di punta Aderici. Qui, con una piacevole passeggiata, si raggiunge il capo e la spiaggia in assoluta tranquillità.
Ci svegliamo presto per vedere il sole sorgere dal mare, ma le nuvole non hanno reso l'alba spettacolare. Improvvisamente però vediamo le montagne del parco della Majella colorarsi di rosso.
Inevitabilmente, quella, era la nostra prossima destinazione.
Tempo di preparare un bel caffè della moka, oggi ancora più piacevole in quanto infreddoliti dalla passeggiata mattutina e saliamo a passo Lanciano, poi alla Majelletta dove a destra c'è la pista da sci e a sinistra il mare.
Causa strada interrotta, riscendiamo al passo e poi imbocchiamo la valle parallela fino a passo San Leonardo, per poi scendere a Sulmona.
La sera di capodanno siamo ai piedi dell'Eremo di Sant'Onofrio, cuciniamo un buon cotechino con lenticchie e purè e sappiamo una bottiglia di prosecco.
La mattina, sul presto, ci incamminiamo verso questo eremo costruito nella roccia nel tredicesimo secolo, dove visse Pietro da Morrone divenuto poi Papa Celestino V.
Molto particolare il posto, che oltretutto offre una spettacolare vista sui monti del parco della Majella.
Sono tantissimi i luoghi del centro Italia che meritano una visita, tra mare, montagna e borghi ricchi di storia. A noi però una cosa ci ha emozionato più di tutte le altre, gli altipiani.
Non che "da noi" non ce ne siano, pensiamo per esempio ad Asiago o a Livigno, però altipiani così desolati dove si può parcheggiare il camper a fianco della strada e scendere per osservare il paesaggio sentendosi un puntino nella maestosità della natura, senza vedere un centro abitato, a volte senza incontrare auto, quello non ci era mai capitato.
Sapevamo che nel parco del Sirente Velino, distante un centinaio di chilometri, c'era uno di questi altipiani, Campo Felice.
Trattandosi di una località sciistica, peraltro una delle poche aperte in questo inverno poco nevoso, il nostro timore era quello di non trovare un posto così tranquillo. Niente di più sbagliato, alla piana di accede da una buia galleria, alla cui uscita c'è il parcheggio degli impianti, poi un altro parcheggio dove un ambulante ci ha preparato uno dei panini con la porchetta più buono di sempre e poi il nulla.


La strada, stavolta più larga di quella di Castelluccio, prosegue dritta senza incontrare edifici per qualche chilometro, poi inizia a salire in quota regalando una splendida vista dall'alto.
Una trentina di chilometri e raggiungiamo L'Aquila, dove pernottiamo all'area di sosta scoperta qualche giorno prima.
Vista la vicinanza con il centro, decidiamo di fare due passi alla scoperta della città.
Purtroppo le ferite del terremoto del 2009, quasi 11 anni fa, sono solo parzialmente rimarginate.
Anche qui, come visto a Norcia, più che gli edifici crollati (qui in parte ricostruiti o in ricostruzione) si vede un centro che ha perso la propria vita, moltissimi negozi chiusi e pochissime persone per strada.
La città sicuramente merita una visita, poi per tornare all'area di sosta siamo passati dal Forte Spagnolo, immerso in un bel parco che dista veramente pochi metri dal parcheggio.
Tornando a L'Aquila avevamo inconsciamente intrapreso la via del ritorno, ma avevamo davanti ancora un bel po' di strada e di giorni a disposizione. Dovevamo soltanto scegliere dove andare.
Questo è il bello del camper, la possibilità di non avere un minimo di programma e poter decidere all'ultimo in base a ciò che si vuole fare, in base al meteo o in base a ciò che man mano ci offre il territorio che si sta attraversando.
Non avevamo voglia di vedere città e grossi paesi, così superato Rieti siamo saliti al piccolo borgo medievale di Greccio.
Il paese è piccolissimo e la visita richiede poco tempo, ma a un paio di chilometri c'è l'eremo eretto da San Francesco, luogo dove è stato realizzato il primo presepio.
Cogliamo l'occasione per fare due passi su un tranquillo sentiero che parte appena sopra l'eremo, anche per digerire la notevole quantità di cibo che ci ha servito poco tempo prima l'osteria sulla piazza di Greccio.
Dopo una settimana sulla strada, tra guida e passeggiate, nel guardare le località più a nord ci siamo accorti di essere a poche ore di guida dalle ottime località termali toscane, così siamo arrivati a Rapolano Terme per una giornata di relax.
Di fronte alle terme c'è un area di sosta con servizi, ma era piena. Nessun problema, anche se nel parcheggio delle terme non sarebbe consentito parcheggiare i camper ce ne erano parecchi. Probabilmente con l'area di sosta piena il parcheggio viene consentito.
Rigenerati dalle terme solfuree, avevamo deciso di chiudere la vacanza con un'altra giornata di mare, con tappa intermedia al santuario della Verna, situato in una bellissima posizione sulle montagne poco distante da Arezzo.
Dopo aver visitato il santuario ed aver visto il tramonto dalla terrazza, vista la serenità di quel luogo abbiamo deciso di fermarci per la notte.


Da lì un paio d'ore di guida ci separano dalle spiagge della riviera romagnola, infatti per pranzo raggiungiamo Cervia per un'ottima mangiata di pesce.
Per cena, visto il luogo, non potevamo non concederci una piadina sul lungomare.
Ultimo giorno di vacanza, la sveglia suona presto quasi come quando si va al lavoro ed usciamo dal camper con il buio per andare in spiaggia.
Dopo aver visto il sole sorgere dal mare, prendiamo senza fretta la via del ritorno.

Commenti