48 ore a Marrakech


Andare in Marocco e starci solo due giorni probabilmente può sembrare assurdo.
Una nazione così grande, così ricca di città d'arte e di paesaggi estremamente vari, dalle montagne dell'Atlante al deserto del Sahara fino all'oceano, richiederebbe almeno almeno qualche settimana.
Nel tempo ho imparato che dicendo "quando avrò due settimane..." o "appena avremo un mese libero..." farò quel viaggio, andrò in quel posto, il più delle volte significava mettere tante idee nel cassetto e destinarle a chissà quando.
Il Marocco è uno dei paesi che più mi attira per un bel viaggio on the road, che sia in moto, in camper o se proprio anche con un auto noleggiata, ma per far ciò servirebbero come minimo due settimane di ferie in autunno o primavera. Cosa che con la nostra attuale situazione lavorativa è assai difficile. 
Così, guardando tra le mete raggiungibili in aereo da Orio al Serio con Ryanair per scappare per un paio di giorni dal grigiume autunnale, abbiamo trovato Marrakech a un prezzo molto buono. 
Senza pensarci due volte, abbiamo prenotato. 

Partenza al sabato mattina prestissimo e ritorno lunedì in tarda mattinata, quindi per chi come me fa un orario lavorativo "tradizionale" significa solo mezza giornata di ferie.
Atterriamo così all'aeroporto di Marrakech con un cielo azzurro ed un tiepido sole.
Cambiamo qualche euro in dirham ed usciamo a cercare un mezzo che ci porti in città, che dista davvero pochissimi chilometri. Ragion per cui optiamo per un taxi per evitare di perdere tempo con i bus.
A Marrakech, ma credo anche in tutto il Marocco, i taxi si dividono in petit taxi e grand taxi, questi ultimi sono auto più lussuose, un tempo tutte Mercedes e fanno anche tratte interurbane. Ma questa cosa l'ho scoperta solo in un secondo momento. 
Appena uscito vedo alcune Dacia Logan nuove, un paio di Mercedes classe C degli anni 90 ed una bellissima (almeno per i miei particolari gusti in materia) Mercedes 240 degli anni '70.
Senza pensarci due volte corriamo verso quella per paura che qualcuno ci rubi il posto. 
Solo a destinazione scopriamo di aver pagato più di quanto letto in internet proprio per essere saliti su un grand taxi. Alla fine si parlava di 20 euro, quindi va bene così. 
Il taxi ci lascia alla piazza Janaa el Fna e capiamo subito che tre ore di volo ci hanno portato dall'altra parte del mondo.
Questa enorme piazza è la vita della città, è un mercato durante il giorno e lo diventa ancora di più la sera, quando vengono aperte bancarelle su tutta la sua superficie.


In ogni caso, appena scesi dalla macchina ci siamo diretti a piedi verso il nostro riad ed abbiamo dovuto scappare come delle anguille da venditori di qualsiasi cosa, incantatore di serpenti, chi vuole prestarti una povera scimmietta per fare una foto e tanti altri. 
Capiamo subito che Marrakech è la città del turista e dei mercati. Non lo è diventata ora per voli Ryanair ma lo è sempre stato in quanto crocevia di rotte importanti e "cattedrale nel deserto" quindi punto che concentra le attività economiche e commerciali della zona.
In ogni caso, il turista è visto come un bancomat ed ogni occasione è buona per spillare qualche soldo.
Chiedi a qualcuno indicazioni stradali? Molto gentilmente ti accompagna a destinazione, ma poi pretende qualche soldo. 
Comunque presto ci ci fa l'abitudine.
Sistemiamo gli zaini presso il Riad Les Hibiscus in perfetto stile locale con cortile interno con piscina e ci buttiamo per i vicoli della Medina.
Come in ogni città visitata, prima di visitare musei e palazzi preferiamo perderci per le vie, veder scorrere la vita quotidiana, capire come vive la gente immergendosi nel tessuto della città.
A Marrakech ogni vietta è una sorpresa, mille rumori, suoni, profumi e odori. 
Il profumo delle spezie, bellissime da vedere nei negozi con i loro mille colori si mischia all'odore di miscela dei numerosi motorini a due tempi che sfrecciano per i vicoli.
Il profumo della pelle delle numerose botteghe che la lavorano, creando giacche o più semplicemente le famose babbucce, contrasta con l'odore acre delle tipiche concerie dove la pelle viene lavorata.
Dopo una mattinata trascorsa girovagando senza meta, ci gustiamo un cous cous ed un piatto tajine, per prezzi sempre molto più che abbordabili, per noi europei.


Nel pomeriggio ci siamo dedicati alla visita del Palais de Bahia e delle tombe dei Saaditi, sempre spostandoci a piedi visto che i posti da visitare sono abbastanza vicini.


Questi palazzi sono sempre bellissime costruzioni con verdi giardini, mosaici, porticati e stanze con dettagli curatissimi ed uno stile molto diverso da quello che possiamo vedere nelle città europee, quindi molto interessante. Hanno però una cosa molto bella, permettono di riposarsi! 
Dopo qualche ora di camminata con clacson, rumori di motorini, gente che urla, venditori che quasi ti trascinano a forza nel loro negozio, essere in un luogo silenzioso e con poche persone sembra il paradiso. 
Comunque poi torniamo a girovagare per i vicoli e all'ora del tramonto siamo sul tetto del nostro riad a vedere la città con i suoi numerosi minareti che si colora di arancione, durante il richiamo del muezzin
Dopo una cena in piazza Jamaa el Fna, saliamo ad uno dei locali per bere l'ennesimo te berbero della giornata guardando la spettacolare piazza illuminata dall'alto, che cambia completamente volto rispetto alle ore diurne.


Il giorno successivo ci svegliamo con un cielo abbastanza grigio e poco rassicurante, ma poco importa, dopo una buona colazione al riad ci incamminiamo verso la Medersa di Ali ben Yousef, una scuola coranica attiva fino agli anni '60, probabilmente era la più grande di tutto il Marocco, d'architettura arabo-andalusa.
Anche qui ritroviamo lo stile dei palazzi visti il giorno prima, con il grande cortile al centro e le pareti con mosaici, ma poi c'è la possibilità di visitare anche tutte le stanze.


Da qui, terminata la visita, ci spostiamo nella zona delle concerie.
Arrivando si iniziano a vedere carri che caricano pelli trattate o da trattare, poi giunti nella zona delle lavorazioni un ragazzo ci invita a visitarne una (chiaramente per poi avere un compenso) dove a cielo aperto si possono vedere le varie vasche, ma l'odore non invita a trascorrere molto tempo in quel luogo.
Terminata la visita, in uno dei negozi ho passato almeno mezz'ora a trattare il prezzo per una bellissima giacca in pelle. Dall'equivalente di 400 euro siamo arrivati a 100 euro, la cosiddetta trattativa araba!
Martina ha fatto la stessa cosa per una bellissima borsa.


Per pranzo entriamo in un locale molto carino, su più piani con vista sui minareti, forse un po' turistico ma almeno era tranquillo, poi ci incamminiamo per la prima volta fuori dalle mura della città, verso i giardini Majorelle.


Si tratta di un complesso di giardini progettato dall'artista francese Jacques Majorelle nel 1931, durante il periodo coloniale.
Non ha molti legami con lo stile della città, ma per il suo particolare stile, per la tranquillità ed il verde che presenta merita sicuramente una visita.
Ci incamminiamo così verso il nostro riad, attraverso le pittoresche viette della Medina, per poi uscire per un'altra serata sulla piazza.

Il mattino successivo, come da accordi presi con il gestore del riad, nei pressi della piazza ci aspetta il mezzo che ci porterà in aeroporto. Erano forse le 5 di mattina e quindi non ci siamo fidati a cercare un taxi, anche perché comunque questo servizio costa venti euro, come il grand taxi.
Alle 13 del lunedì ero in ufficio. 

Vale la pena quindi spendere 48 ore a Marrakech? Decisamente sì!
Non puoi certo dire di aver scoperto il vero Marocco, bensì una città molto particolare e sicuramente unica. 
Vedi qualcosa di diverso da molte città viste in precedenza e sicuramente tornerai a casa con piacevoli ricordi. 

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