Le notizie del terremoto dell'estate del 2018, che ha devastato l'isola di Lombok, mi hanno inevitabilmente riportato con la mente al viaggio fatto due anni prima, con la speranza che a breve la situazione possa tornare alla normalità e che tutti noi ricorderemo quei posti per gli incredibili paesaggi e per la piacevole gente che li abita.
Nel 2016 per festeggiare la laurea di Martina, abbiamo deciso di fare una vacanza ancora più particolare delle altre.
Nel 2016 per festeggiare la laurea di Martina, abbiamo deciso di fare una vacanza ancora più particolare delle altre.
Abbiamo
deciso di andare in un posto lontano, un posto che mai avremmo potuto
raggiungere in moto partendo da casa (o quantomeno non in due settimane…), un
posto dove conoscere una cultura molto diversa dalla nostra, un clima
differente, cibi a noi sconosciuti e tanto altro.
Considerando
che luglio e agosto è piena estate in Europa, ma non è detto che lo sia in
altre parti del mondo e anzi, spesso è l’opposto, considerando che cercavamo un
posto dove poter girare senza nulla di prenotato se non il volo, potendo
muoversi in libertà con un mezzo a due ruote, senza correre troppi rischi e
senza spendere una fortuna, alla fine la scelta è caduta sull’Indonesia, più
precisamente le isole di Bali e di Lombok.
Così
la sera del 22 luglio siamo all’aeroporto di Malpensa, con un solo zaino a
testa sulle spalle, pronti per il primo dei tre voli per arrivare a Denpasar,
il capoluogo dell’isola di Bali.
Come
è facile immaginare, questa è la parte più noiosa del viaggio, dato che ci sono
volute circa 27 ore da Malpensa a Denpasar, con un breve scalo ad Abu Dhabi e
una meno breve notte passata a sonnecchiare sulle panchine dell’aeroporto di
Jakarta.
Comunque,
la mattina del 25 luglio siamo a Denpasar, finalmente mettiamo i piedi fuori da
un aeroporto e ad accoglierci c’è una bella giornata di sole.
Prendiamo
un taxi e ci dirigiamo a Ubud, più o meno al centro dell’isola, dove ci
sistemiamo subito in una homestay per qualcosa come 7 euro a notte ed usciamo a
visitare un po’ la città. Abbiamo trascorso il pomeriggio in un bel parco con
dei templi pieno di scimmie che saltano dappertutto.
La
sera prendiamo accordi con i padroni di casa per noleggiare un motorino. Con
grande dispiacere, i pochi motorini a marce (4 marce senza leva della frizione)
circolanti sono dei locali, mentre i noleggi hanno solo scooter moderni, quasi
sempre Honda Vario con cilindrate comprese tra 110 e 150 cc. Scooter economici,
con una ruota davanti talmente stretta da far rabbrividire, però molto robusti.
Dagli scooteristi locali vengono usano tranquillamente usati in 3 persone in
salita, piuttosto che come mezzo di trasporto per frutta, verdura, ma anche
bombole del gas…Incredibile!
La
mattina successiva partiamo quindi con il nostro motorino e puntiamo verso
nord, in direzione vulcano e lago Batur.
Poco
dopo la partenza, inizia a piovere sempre più forte, finché non siamo costretti
a fermarci in attesa che si calmi. L’avevamo messo in preventivo, qui il meteo
è molto variabile e all’interno, nonostante eravamo nella stagione secca, piove
spesso.
Molto
belle le strade che salgono tra i colori incredibilmente verdi della giungla e delle
risaie.
L’asfalto
è sempre in ottime condizioni, l’unico problema è che le strade sono sempre
piuttosto strette e spesso ci si trova un camioncino in mezzo…
Arriviamo
al tempio di Pura Ulun Danu Batur, patrimonio Unesco e tra i principali di
Bali, con un cielo grigio che non permetteva di vedere il paesaggio
circostante.
Durante
la visita, a sorpresa, il cielo si apre e dal nulla compare il vulcano Batur,
che supera i 1800 metri ed è tra i più alti dell’isola. Dietro di esso, il lago
Batur.
Scendiamo
quindi percorrendo la strada più o meno asfaltata che gira intorno al vulcano,
per poi fermarci a fare un breve trekking per avere una vista ancora più bella,
mangiare un piatto di ottimo riso con dentro mais scoppiato (pop corn),
noodles, pollo, chili, verdure varie servito con una bevanda molto dolce al
miele di cocco ed altri frutti tropicali. Pranzo ottimo, prezzo ridicolo,
oscene le condizioni igieniche (il “tavolo” era in un box tra vecchi motorini
scassati).
Riprendiamo
il motorino e concludiamo il giro del lago e prima di rientrare a Ubud
visitaimo le risaie di Tagalalang, forse tra le più caratteristiche in
assoluto, dove è possibile camminare attraverso piccoli sentieri su e giù da spettacolari
terrazzamenti.
Il
girono successivo, dopo un’ottima colazione a base di Bali coffe, mix friot
juice e torta banana e cioccolato, abbiamo ripreso il motorino e siamo andati
verso i laghi Beretan e Danalu Buyan, nel centro-nord di Bali, attraversando
una bella foresta con qualche scimmia che gironzolava.
Abbiamo
anche messo a dura prova l’Honda Vario, percorrendo una strada sterrata molto
accidentata per raggiungere una spettacolare cascata.
Al
secondo giorno on the road a Bali abbiamo capito perché nei centri urbani molte
persone usano la mascherina. Il traffico composto da migliaia e migliaia di
motorini (tanti ancora due tempi) e da camioncini diesel, insieme al clima
molto umido, rende l’aria dei centri più urbanizzati quasi irrespirabile.
La
sera abbiamo assistito ad una tipica danza balinese, che è forse il simbolo di
Bali nel mondi, quindi non potevamo perdercela.
Il
giovedì paghiamo il piccolo conto della camera, colazione con caffè e macedonia
ai frutti tropicali e torta e prendiamo il pullmino che nel pomeriggio ci
porterà ad Amed, località sulla costa est dell’isola.
Bellissimo
posto di mare, con un’incredibile vista sul vulcano Agung, il più alto dell’isola,
con i suoi circa 3200 metri.
Ad
Amed abbiamo trascorso tutta la giornata successiva. Anche li abbiamo
noleggiato il motorino ed abbiamo esplorato la piacevole costiera e le strade
interne che si perdevano nella natura, oltre a goderci un pochino il mare, che
non avevamo ancora visto, con qualche bagno e con mangiate di pesce sulla
spiaggia.
Sabato
ci siamo alzati abbastanza presto, colazione a base di caffè e pancake banana e
cioccolato e siamo partiti per il porto, dove ci attendeva la fast boat per
Lombok.
Ci
sono tre modi per raggiungere Lombok partendo da Bali. Il primo è l’aereo, con
piccoli ed economici voli che partono però dall’aeroporto di Denpasar, il
secondo è il tradizionale traghetto che porta anche le auto, che impiega
diverse ore per percorrere quella tratta ed il terzo è il fast boat, motoscafi
bassi molto potenti che in poco più di un’ora coprono la tratta.
Ovviamente
questa soluzione è vivamente sconsigliata a chi soffre il mal di mare.
Appena
sbarcati e ancora un po’ nauseati e rintontiti dalla traversata, abbiamo preso
un taxi per recarci a Kuta, nel sud ovest dell’isola, dove ci siamo sistemati
in una homestay che aveva un nuovissimo Honda Vario 150 (tanto per cambiare…)
da noleggiare.
Rispetto
a Bali l’entroterra è meno selvaggio, non c’è tutta quella giungla fitta di
liane, bamboo e mille altre piante, non ci sono nemmeno risaie e piantagioni di
te e caffè, sembra più arida. In compenso hanno delle bellissime strade a
saliscendi su colline, a volte molto verdi, a volte invece più secche, ma con
un paesaggio sempre molto vario, spesso con una bellissima vista sull’oceano.
Inoltre qui ci sono spiagge incredibili dalla sabbia bianca e l’acqua
cristallina, che a Bali mancavano.
Anche
qui asfalto quasi sempre in ottime condizioni, ma bisognava prestare attenzione
a cani randagi, mucche, bufali, galline. Abbiamo addirittura rischiato di
centrare un’iguana in mezzo alla strada, che ho sfiorato con la ruota del
motorino.
Le
strade saliscendi sono una costante in queste isole perché qui non esistono i
tornanti, indipendentemente dalla pendenza del colle (spesso notevole), la
strada sale e scende dritta.
Il
primo giorno ci siamo diretti a est, fermandoci poi alla bellissima spiaggia di
Jungung, mentre gli altri due giorni ci siamo spinti verso ovest, raggiungendo
le spiagge di Selong Belanak e di Mawun, che hanno un’acqua dal colore verde
molto bella e spiaggia di sabbia bianca.
La
sera ottime mangiate di pesce, a prezzi sempre molto bassi.
Una
sera ad un incrocio sulla strada per l’homestay vediamo un banchetto che,
illuminato dalla luce di un lampione, esponeva del pesce e a fianco c’era una
griglia accesa.
Chiediamo
qual è il più buono e ci rispondono “Tuna” indicandoci un bel tonno in grado di
sfamare abbondantemente due persone e ci invitano ad accomodarci ai tavolini
del bar accanto.
Dopo
un po’ il pesce arriva ed era tanto e buonissimo.
Non
avendo chiesto il prezzo, temevamo spiacevoli sorprese, ma alla fine quel tonno
e due birre ci sono costati l’equivalente di una decina di euro.
Il
mercoledì ci svegliamo ed andiamo a prendere il pullmino diretto al porto, per
prendere il fast boat per Bali e trascorrere gli ultimi giorni della vacanza.
Altra
ora abbondante di vomitevole fast boat prima di raggiungere Pagan Bai, dove poi
abbiamo preso il pullman per Sanur che avevamo individuato come base per gli
ultimi tre giorni.
Sanur
non ci è piaciuta molto in quanto troppo turistica, rovinata da un turismo di
massa che ha imposto la costruzione di enormi resort sulla spiaggia, che non
hanno nulla a che vedere con le costruzioni locali e di conseguenza hanno
snaturato il paesaggio originale.
Purtroppo
questo eccessivo turismo sta rovinando anche molte altre zone nel sud di Bali.
Nel
dubbio, abbiamo deciso di non visitare le località balneari più famose del
paese.
Il
primo giorno, noleggiato ancora una volta un Honda Vario e siamo partiti per
esplorare il sud dell’isola.
Attraversando
le zone più urbanizzate del sud, ci ha colpito l’autostrada realizzata a ponte
sul mare per evitare le caotiche città di Kuta-Denpasar, con una corsia
riservata alle moto e separata dall’autostrada principale, dove i parecchi
mezzi a due ruote possono (con un piccolo pedaggio) attraversare in modo rapido
e sicuro la città.
Per
i balinesi ed in generale nel sud est asiatico, molto spesso un mezzo a due
ruote non è un secondo mezzo come invece lo è da noi, ma è l’unico veicolo che
ha una persona e spesso è anche l’unico veicolo della famiglia, per questo la
quantità di due ruote è incredibilmente alta e le infrastrutture sono state
concepite con un occhio di riguardo.
A
sud di Bali abbiamo visto il bellissimo tempio di Uluwatu, a picco sulla
scogliera e sicuramente il più caratteristico che abbiamo visitato, poi la
vicina spiaggia, meta principale dei surfisti sull’isola.
Il
giorno seguente, venerdì, siamo andati nel sud ovest dell’isola a scoprire le
risaie a nord di Tabanan.
Bellissima
zona di risaie ai piedi delle montagne, che culmina a Jatiluwi, dove dalla
sommità di una collina si vedono distese immense di terrazzamenti per la
coltivazione del riso.
Girovagando
con gli scooter ci siamo resi conto che questo modo per noi normalissimo di
esplorare i luoghi, non è così utilizzato dai turisti di tutto il mondo.
Per
le strade ci capitava raramente di incrociare turisti sugli scooter, per poi
arrivare nei principali luoghi d’interesse e vedere via vai di pullmini e mezzi
di tour operator.
Essendo
all’interno, nel pomeriggio non è mancato il temporale.
L’ultimo
giorno intero della vacanza, ci siamo diretti a sud est dell’isola, percorrendo
ai limiti fisici dell’Honda Vari la superstrada che ci ha portato a Bagan Bai,
alla piccola baia di Blu Lagoon Beach.
Tornando
indietro, dopo aver attraversato per l’ultima volta il caotico e inquinatissimo
traffico, un “simpatico” poliziotto voleva multarci per esserci fermati al
semaforo oltre la linea dello stop, cosa peraltro non vera, quando poi davanti
a noi passavano motorini con tre persone senza casco.
È evidente che l’infrazione era una scusa per provare poi a corromperci, ma dopo averci
discusso un po’, mostrando il portafogli con pochi soldi ed aver mostrato la
patente internazionale (spesso i turisti non ce l’hanno e quindi per quello
vengono multati), ci han lasciato andare.
In
realtà di portafogli ne avevo due, di cui uno semivuoto da mostrare in caso di
problemi simili visto che sapevamo che girando on the road in Indonesia queste situazioni
da sistemare eventualmente con una piccola banconota non sono affatto rare.
Il
giorno seguente, dopo l’ultimo giro a piedi e l’ultimo pasto tipico balinese,
siamo tornati all’aeroporto e dopo circa 24 ore, passando per Kuala Lampur ed
Abu Dhabi e siamo tornati a casa, rintontiti dalle poche ore di sonno e dalle
sette ore di fuso orario.
L’Indonesia
per noi è stata una piacevolissima sorpresa.
Ci
siamo goduti la libertà di essere in un posto lontanissimo da casa, con un
ambiente completamente diverso, gustandoci ogni kilometro. Il tutto ammirando
la natura più selvaggia e la città più caotica, fermandosi dove capitava per cercare
un posto dove dormire, per fare benzina, chiedere informazioni o per mangiare
qualcosa, conoscendo così un popolo con una cultura incredibile, completamente
diversa dalla nostra e nello stesso tempo poter girovagare su due ruote. Come
abbiamo sempre fatto e come ci piace fare.
Abbiamo
dormito in posti come piccole homestay di gente del posto, spesso non molto
puliti e dove non sempre c’era l’acqua calda per farsi una doccia, posti che
probabilmente non sono ciò che molti di noi desiderano per le vacanze.
Abbiamo
però visto con i nostri occhi come il turismo che molti di noi desiderano,
fatto di resort imperiali dove non manca ogni lusso, sta distruggendo questi
posti facendogli perdere la loro genuinità.
Senza
parlare di tutti i problemi legati a questo turismo, come la gestione dei
rifiuti che è spesso molto problematica a Bali, o il traffico.
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