Dalle Alpi ai Pirenei


Dopo il bellissimo viaggio del 2014 nei Balcani, per l’estate 2015 io e Martina abbiamo optato per la stessa modalità di viaggio: La mia Honda CBR 250 (con il contachilometri tendente verso i 60.000!), la sua Vespa 125, una tenda e tanta voglia di scoprire posti nuovi.
Se l’anno precedente eravamo partiti da Bergamo puntando verso est, quest’anno siamo andati da tutt’altra parte. Obiettivo i Pirenei, con l’idea di arrivare fino all’oceano Atlantico.
Come mai i Pirenei? Perché amiamo la montagna e lì ci sono posti favolosi che non conosciamo per niente, se non per qualche immagine vista velocemente alla televisione durante il Tour de France.
In più, questo viaggio ci da la possibilità di fare anche un po’ di mare sia all’andata sia al ritorno, cosa piacevole per chi durante l’anno abita lontano dal mare.
E infine, perchè si arriva in Spagna, una terra bella da girare e soprattutto da vivere.

Bergamo – Villenueve Loubet

Alle prime luci del sole partiamo verso la bassa bergamasca, per poi passare Lodi, Pavia, Voghera, Tortona, Alessandria, Asti, Alba fino ad arrivare a Cuneo, dove finalmente iniziano ad avvicinarsi le montagne.
Da Cuneo prendiamo la strada per il Col di Tenda, dove dopo una ventina di kilometri di curve e tornanti alpini superiamo una lunga galleria a senso unico alternato e…siamo in Francia!
Breve pausa pranzo e ripartiamo per raggiungere Sospel, percorrendo poi gli ultimi kilometri della famosa strada Rue de Grand Alpes, la strada delle alpi francesi ed il suo ultimo passo, Col di Castillon, prima di raggiungere il mare a Menton.
Da lì percorriamo la strada costiera, facendo una breve pausa a Montecarlo per poi ripartire in direzione Nizza per cercare un campeggio, visto che ormai iniziava a farsi tardi.


In Francia amano i campeggi e se ne trovano sempre parecchi, fatta eccezione per la Costa Azzurra, dove lungo la costiera per trovare il primo campeggio abbiam dovuto superare Nizza e raggiungere Villenueve Loubet, a circa 4 km da Antibes.
Montato velocemente la tenda e poi di corsa in spiaggia per il primo bagno della vacanza! Era ciò che desideravamo di più dopo 500 km di strade secondarie con un caldo torrido.
Il giorno successivo non abbiamo percorso kilometri, ma ci siamo riposati al mare.

Villenueve Loubet – Gole del Verdon

Smontata la tenda, si riparte per raggiungere un posto leggermente fuori dalla via per i Pirenei, ma irrinunciabile, le gole del Verdon.
Percorriamo la costiera fino a Cannes, per poi puntare verso l’interno superando il Col de la Faye, Col de Valferrière, Col de Clavel per poi scegliere la sponda sinistra delle Gole del Verdon, dove inizia l’incredibile strada con pochi centimetri di muretto in pietra che separano da centinaia di metri di strapiombo (sconsigliata a chi soffre di vertigini!), che attraverso spettacolari tornanti, ponti e gallerie porta al lago.


Arrivati al lago abbiamo montato la tenda in campeggio e poi siamo corsi al noleggio di canoe che si trovava proprio di fronte.

Da lì abbiamo risalito un tratto del fiume, in questa bellissima gola con ai lati altissime pareti di roccia verticali. Semplicemente unico.

Gole del Verdon – Marseillan

La mattina dopo ripartiamo per tornare sulla strada “giusta”, attraversando la Provenza in direzione Arles.
Improvvisamente dai campi di grano e girasoli iniziamo a notare un colore al quale non siamo abituati, il lilla. Da lì a poco la strada inizia ad attraversare magnifici campi di lavanda, come nelle classiche foto della Provenza che spesso ci capita di vedere al PC o su qualche rivista.


Da Arles ci siamo concessi un’altra variazione del percorso ed abbiamo proseguito in direzione Saintes Marie de la Mer, attraversando quindi la Camargue, il desolato e selvaggio parco naturale della foce del Rodano, abitato solo da fenicotteri e da qualche fattoria.
Pausa pranzo e ripartenza in direzione Sète, con l’idea di trovare un campeggio a breve.
I primi paesi lungo la costa non ci avevano convinto più di tanto, così dopo parecchi kilometri con temperature abbondantemente superiori ai 30°C anche lungo la costa siamo arrivati fino a Sète.
Per trovare il primo campeggio libero però siamo dovuti arrivare fino a Marseillan, poco distante da Cap d’Adge.
Molto comodo il campeggio con accesso diretto alla spiaggia, bella ma contro le aspettative l’acqua era molto fredda. Parlando con abituali frequentatori del campeggio, stupiti dal vedere italiani in quei posti dove di solito non se ne vedono mai, pare che quel tratto di costa sia noto per l’acqua piuttosto fredda.
Bello anche il bar ristorante sulla spiaggia dove mangiare ottime tapas vista mare.
Il giorno successivo lo passiamo in spiaggia. Ultimo giorno di mare in Francia prima di raggiungere i Pirenei.

Marseillan – Sort

Dopo un po’ di riposo ripartiamo in direzione Carcassone, per poi finalmente raggiungere i Pirenei, che sin dall’inizio si presentano con spettacolari pareti a strapiombo e con strade spettacolari da percorrere in moto.
Dopo qualche piccola difficoltà tra cartina e cartelli stradali, ci siamo avventurati sullo spettacolare Col de Pailhers (2001 m), su una strada stretta stretta che a tratti ricordava i “nostri” passi Gavia o Vivione.
Da qui in poi il meteo non è stato dalla nostra parte, infatti abbiamo percorso quasi tutti i kilometri dal passo fino al confine con il principato di Andorra sotto un acquazzone.


Dopo una breve pausa per mangiare un panino (ormai erano le 16…), ripartiamo e raggiungiamo Andorra passando da Pas de la casa, un paese con costruzioni molto moderne ed imponenti a circa duemila metri di quota, dove molte persone passano per fare il pieno di benzina, comprare sigarette ed altri generi a prezzi bassi essendo duty free, come da noi Livigno.
In pochi kilometri raggiungiamo il punto più alto della vacanza, il Port d’Envalira, a 2408 m.

Da qui in poi tutta discesa fino al confine spagnolo. Poco prima della dogana abbiamo fatto una breve pausa alla capitale La Vella, città molto particolare con palazzi a vetro moderni e dalle forme spesso bizzarre che non ci si aspetterebbe di trovare in una vallata tra le montagne. Durante il breve giro in città abbiamo visto anche il monumento di Dalì, il famoso orologio “sciolto”.


Arrivati in Spagna abbiamo dovuto superare un valico di circa 1700 metri ed arrivare fino a Sort prima di trovare un posto dove passare la notte (ed erano già almeno le 20…).
Visto il tempo incerto, abbiamo abbandonato per una sera la tenda ed abbiamo optato per un bungalow in legno in riva al fiume, molto bello. Ottima scelta, visto che poco dopo è arrivato un forte temporale.
All’arrivo in campeggio, il giovane gestore è rimasto stupito nel vedere i nostri documenti perché dell’Italia conosceva in modo particolare Bergamo e l’Atalanta, visto che aveva frequentato un corso di cucina a Clusone. Viaggiando ci si stupisce sempre più di quanto è piccolo il mondo.
Per cena, ottime tapas e vino tinto al campeggio. Dopotutto siamo arrivati in Spagna, o meglio, in Catalogna, come loro vogliono sottolineare…

Sort – Gavarnie

La mattina chiediamo informazioni in campeggio sulle migliori strade per oltrepassare i Pirenei ed arrivare dal lato francese. Loro consigliano di passare da Vielha, località turistica molto rinomata in Catalogna che si trova vicino al monte Aneto, il più alto di tutti i Pirenei, attraverso il Port de la Bonaigua (2072 m), per poi superare il Col de Portilhon ed entrare nel vivo dei passi pireneici francesi, tanto noti agli amanti della bicicletta, come il Col de Peyresourde, il Col de Aspin e poi forse il più famoso, il Col du Tourmalet (2115 m), attraverso una fantastica strada, per poi scendere a fondo valle ed abbandonare la strada principale per salire verso Gavarnie.



Seguiamo i loro consigli e percorriamo il giro da loro proposto, che non ha affatto deluso le aspettative, anzi ci ha regalato paesaggi che difficilmente dimenticheremo.
Gavarnie è un paese vicino al confine con la Spagna ma non ha un collegamento carrabile, in moto bisogna salire e poi scendere dallo stesso versante.
Come tutte le valli senza sbocco, ha la scomodità di dover fare parecchi kilometri avanti e indietro che spesso richiedono tempo, ma ha il pregio di essere molto più tranquilla delle valli con valico carrabile e quindi molto più rilassante e godibile.
Superato Gavarnie, saliamo ulteriormente fino al passo dove la strada asfaltata finisce, diventando un sentiero. Da qui si ha una vista mozzafiato sulle montagne circostanti, tutte che superano i tremila metri.
Intanto il tempo stava peggiorando, infatti siamo riusciti appena in tempo a scendere verso il paese e trovare una sistemazione in un affittacamere prima che arrivasse la pioggia.

Trekking al Cirque di Gavarnie / Gavarnie - Escarrilla

Gavarnie, patrimonio Unesco, è famoso per il Cirque, un anfiteatro naturale creato da altissime pareti, con in mezzo una cascata ben visibile anche dal paese. Per arrivare sotto la cascata serve circa un’ora e mezzo a piedi.
Perdersi l’occasione era peccato, così abbiamo dedicato la mattinata a un po’ di trekking e siamo arrivati sotto la cascata. Il tempo non era spettacolare, ma è stato comunque di una bellezza incredibile.
Torniamo dalla camminata appena cinque minuti prima dell’acquazzone, ma dopo un’oretta il cielo inizia a schiarirsi, smette di piovere ed esce il sole.



Prendiamo le moto e prima di scendere verso fondovalle risaliamo sopra al paese, per rivedere il bel posto del giorno precedente con il sole.
Questa volta lungo la strada era pieno di marmotte come mai ci era capitato di vedere prima di quel momento.



Pausa per qualche foto, discesa verso Gavarnie e quindi discesa per ritornare a fondovalle e fare un altro centinaio di kilometri per tornare in Spagna.
Iniziamo così la bellissima salita per il col d’Aubisque, il passo pireneico che mi è piaciuto di più.


Strada stretta che si snoda con ai lati ripide pareti rocciose, poi attraverso qualche gallerie ed infine lungo un pratone che arriva al passo. Il panorama è spettacolare.
Da qui ripartiamo verso il confine spagnolo, superando l’ultimo passo dei Pirenei toccato durante la vacanza, il col du Pourtalet (1794 m), attraverso una strada bellissima, piena di cavalli in libertà sui prati e sulla strada.


Dal passo, breve discesa fino a Escarrilla dove ci fermiamo al primo campeggio per passare la notte, visto che ormai iniziava ad esser tardi.
Il cielo era molto minaccioso, ma alla fine fortunatamente ha resistito.

Trekking sui Pirenei aragonesi

Il giorno seguente ci svegliamo con un bel sole, così decidiamo di utilizzare la moto solamente per una decina di kilometri, per arrivare vicino al Col du Pourtalet e poi fare una camminata.
Non conoscevamo la zona e nemmeno i sentieri, ma ci siamo fatti attrarre da delle spettacolari montagne dalla roccia di colore rosso.
Così abbiamo parcheggiato vicino al parcheggio degli impianti sciistici dove c’era già qualche macchina ed abbiamo proseguito a piedi.
Parlando un po’ italiano, un po’ inglese e un po’ spagnolo con altre persone, abbiamo capito che quel sentiero arrivava a un lago, così fiduciosi abbiamo deciso di proseguire.
Dopo un paio d’ore, raggiunto il lago, lo spettacolo è stato unico. Una bellissima conca con un laghetto dal fondo rossiccio con di fronte spettacolari montagne e anche qui cavalli in libertà.
Il tutto in una assoluta tranquillità.





Abbiamo mangiato i panini che ci eravamo portati e poi siamo scesi verso la moto per tornare al campeggio e mangiare qualche meritata tapas accompagnate da caña (la birra, in quella zona della Spagna) per cena.
Anche qui abbiamo capito che lo spirito con il quale affrontiamo il viaggio in moto sa dare grandi soddisfazioni anche in altre situazioni. Partire liberi, senza sapere cosa si troverà, indipendentemente dal fatto che si tratti di una strada da percorrere in moto o di un sentiero da percorrere a piedi, regala sempre emozioni che riempiono il cuore. Spesso ci rendiamo conto di quanto leggere tante guide e guardare tutti i dettagli dei percorsi renda la vita più semplice evitando di perdersi, di rimanere senza un posto in cui dormire, o di saltare punti d’interesse, ma una volta raggiunto un bel posto già visto e rivisto in foto, per quanto possa essere più emozionante dal vivo, non crea la stessa magia.
Che poi, in vacanza, anche la sensazione di essersi persi non è poi così male…

Escarrilla – Zarauz

La mattina partiamo da Escarrilla per raggiungere un altro obiettivo della vacanza: L’oceano Atlantico.
Ovviamente non ci siamo accontentati di fare la strada più veloce, ma abbiamo voluto raggiungere il parco nazionale del monte Perdido, la seconda cima più alta dei Pirenei.
Così abbandoniamo la strada principale a Biasca per raggiungere Ordesa, dove si ha una bellissima vista sul monte Perdido. Poi la strada prosegue in due direzioni, una asfaltata, ma riservata ai bus turistici che partono dal paese, l’altra invece è di libero accesso, ma è sterrata.
Dopo un paio di kilometri di sterrato non troppo agevole, quantomeno non per le nostre moto, visto anche che la strada per l’oceano era ancora lunga abbiamo capito che era meglio tornare indietro.
Riscesi quindi a Biasca, siamo tornati sulla strada principale in direzione Pamplona, dove siamo entrati in centro per mangiare qualcosa all’ora di pranzo prima di ripartire per Donostia – San Sebastian. Abbiamo visto che le autostrade chiamate “autovia” erano vietate solo a ciclisti, trattori e motorini, ma non ai 125 cc e che non avevano nessun casello per il pedaggio e tantomeno era richiesta una vignetta in stile Svizzera, così siamo entrati in questa autovia ed in poco tempo abbiamo macinato tanti kilometri, che altrimenti sarebbero stati lunghi e non troppo spettacolari paesaggisticamente.
Nel tardo pomeriggio siamo arrivati in riva al mare a San Sebastian. Davanti a noi l’oceano.


Abbiamo percorso ancora una quindicina di kilometri lungo una piacevole stradina stretta costiera molto verde (sembrava quasi di essere in Scozia!) e per sera siamo arrivati a Zarauz, località molto rinomata tra surfisti, dove abbiamo montato la tenda in campeggio e siamo corsi in spiaggia.
Temevamo di trovare l’acqua fredda, invece è stata la più calda di tutta vacanza! Piacevole sorpresa.
Il giorno seguente doveva essere una giornata di relax in spiaggia, ma ci siamo svegliati con un cielo grigio minaccioso.
Infatti da lì a poco ha iniziato a piovere forte ed ha continuato ininterrottamente per almeno due ore.
Visto che anche per la notte e per tutto il giorno seguente davano brutto (lì abbiamo anche capito perché era tutto così verde), abbiamo deciso di lasciare il campeggio per spostarci in un appartamento a pochi metri da lì.
La sera siamo andati in moto a fare un giretto in moto lungo la costiera in direzione Bilbao, arrivando a Zumaia. Appena entrati in paese, un forte temporale ci ha fatto capire che era meglio non proseguire oltre e siamo tornati indietro di pochi kilometri, fermandoci a Getaria (tra Zumaia e Zarauz) a mangiare due ottime orate e vino blanco in un ristorante nel porto dei pescatori.
Dopo cena il tempo stava nuovamente peggiorando, così siamo partiti finendo di vedere il tramonto dalla moto, lungo la piacevole strada costiera.

Zarauz – Barbastro

Ci siamo svegliati con un cielo grigio e minaccioso, ma almeno non pioveva.
Volevamo rifare la costiera fino a San Sebastian, fare colazione in centro e poi partire per raggiungere, il giorno successivo, Barcellona.
Dopo pochi kilometri dalla partenza però siamo stati sorpresi da un bel temporale, che ci ha convinto a lasciar perdere l’idea di far colazione a San Sebastian.
Siamo entrati così nell’autovia e la colazione l’abbiamo fatta, un po’ dispiaciuti, al primo autogril.
Da Zarauz a Barcellona sono circa 600 km, così abbiamo deciso di ridurre i tempi facendo più strada possibile in autovia, in modo da tenere una velocità media di 80-90 km/h, senza semafori, centri abitati e dossi assassini. Intanto spuntava il sole.
Doveva essere una tappa noiosetta, invece anche questa zona dei Pirenei sul confine tra la Navarra, l’Aragona e la Catalogna ha riservato qualche piacevole sorpresa, con spettacolari montagne di roccia rossa.
Nel primo pomeriggio siamo arrivati a Huesca e prima di sera siamo arrivati a Barbastro, tra Huesca e Lleida, a circa 250 km da Barcellona.
Il campeggio più vicino al paese era a 28 kilometri in direzione opposta alla nostra, così abbiamo deciso di passare la notte in un ostello in centro al paese: Hostel Pirineos. Il nome richiama leggermente nostra vacanza!

Barbastro – Barcellona

Giovedì mattina partiamo per l’ultima vera tappa spagnola, con l’arrivo a Barcellona.
Lasciamo Barbastro e riprendiamo subito l’autovia.
Quest’ultima tappa è stata la più noiosetta della vacanza. Tutta in autostrada, senza paesaggi di particolare bellezza, fatta eccezione per le ultime montagne prima di raggiungere Barcellona, più o meno dove c’è il famoso circuito. Da lì in poi andando verso la città l’autostrada si riempie di svincoli e diventa molto caotica ad anche un po’ pericolosa.
Raggiungiamo Barcellona e andiamo dritti verso il porto per prendere i biglietti della nave che domenica ci riporterà in Italia.
Entriamo poi in città in zona Plaza España e andiamo al ristorante Bosque Palermo, dove l’anno precedente avevamo mangiato una paella favolosa. Anche quest’anno ne è valsa la pena.
Dopo mangiato ripartiamo per un breve giro in moto attraverso le vie della città, che già conoscevamo ma che è sempre affascinante. Siamo anche riusciti a fare la foto alle moto sotto alla Sagrada Familia.


Dopo di che abbiamo cercato la via di uscita per lasciare la città e raggiungere El Masnou, a una quindicina di kilometri, dove c’è il campeggio più vicino.
La città è tutta a sensi unici con tre o quattro corsie per ogni via e se non si è abituati a guidare in quelle vie non è sempre immediato trovare la giusta direzione. Così ci abbiamo messo un po’ di tempo ad uscire dal centro.
Nel tardo pomeriggio finalmente siamo al campeggio. Montiamo la tenda e scendiamo in spiaggia per rinfrescarci in mare.
Il giorno dopo l’abbiamo passato al mare e la sera abbiamo preso il treno per andare a fare un giro a Barcellona.

Barcellona – porto

Ultima giornata di mare, mattinata tranquilla in spiaggia e poi nel tardo pomeriggio abbiamo ripreso le moto e siamo tornati a Barcellona, dove abbiamo mangiato un hamburger vicino alla spiaggia per poi andare al porto, vicinissimo al centro, ma non immediato da raggiungere per tutti i sensi unici e svolte vietate della città.
Prima delle 23 saliamo sulla nave, piuttosto piccola e open deck, pensata principalmente per i camionisti.
Non so per quale motivo ma, nonostante la nave era per più di metà vuota, hanno fatto salire tutte le auto e le moto sul ponte esterno.
A mezzanotte la nave parte. Il mare era decisamente mosso e con una nave così piccola si sentiva abbastanza.
Io generalmente quando ho sonno dormo dappertutto, quindi ho dormito tranquillamente fino alle 9 di mattina, Martina invece l’ha sentito un po’ di più e non ha riposato molto.
Per recuperare c’era però tutto il pomeriggio successivo da passare in nave.

Savona – Bergamo

La nave sarebbe dovuta arrivare al porto di Savona domenica alle 18. Sapevamo che a Bergamo saremmo arrivati dopo le 23.
Invece causa mare mosso, la nave ha un po’ ritardato e siamo sbarcati alle 20 passate.
Risultato del parcheggio sul ponte open deck: Dopo ore in mezzo al mare avevamo le moto con sopra uno strato bianco di sale, da lavare immediatamente appena tornati a casa per evitare di trovarle dopo qualche giorno piene di ruggine!
Scesi dalla nave siamo partiti velocemente per sfruttare il più possibile le ultime ore di luce, andando verso il passo del Giovo, Acqui Terme, Alessandria (e ormai si era fatto buio…), Tortona, Voghera, dove ci siamo fermati per un panino verso le 23, prima che chiudessero anche gli ultimi bar, Pavia, Lodi e finalmente, alle 2 passate del lunedì siamo arrivati a Bergamo giusto in tempo per dormire qualche ora prima di riprendere la moto per andare in ufficio e ricominciare la normale vita lavorativa.

Come sempre, un viaggio in moto lascia tanti bellissimi ricordi.
Ricordi di paesaggi favolosi, di mare o di montagna, vissuti intensamente sia con un caldo sole sia con un temporale.
Ricordi di persone incontrate lungo la strada, gente del posto che ha preso carta e penna per spiegarci la strada più bella per raggiungere un paese o altri motociclisti conosciuti in campeggio o in nave, con i quali abbiamo condiviso parte del nostro tempo e soprattutto delle nostre storie.
Come sempre, rimane la soddisfazione per aver raggiunto posti nuovi con le nostre moto, che fine a qualche mese fa erano solamente dei puntini lontani sulla cartina stradale e che invece ora sono tanti ricordi. E quei puntini sulla cartina stradale ora sembrano così vicini.

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