Balcani: Meteore, Kosovo e Macedonia a caccia di sorprese


La primavera ha portato con sé dei cambiamenti, tra cui un nuovo lavoro, che mi ha fatto trovare improvvisamente con tante ore di ferie da smaltire.
Ci sono tantissimi modi per staccare la spina con tutto e rigenerarsi, ma ovviamente ho individuato sin da subito il viaggio in moto come soluzione ottimale.
Questa volta avrei voluto attraversare l'Italia, visto che il centro e soprattutto il sud sono zone nelle quali non ho mai messo le ruote e oltretutto aprile è un ottimo mese, con giornate calde e abbastanza lunghe e senza il caos dell'estate.
Ha un solo problema aprile, la pioggia! Infatti due giorni prima della partenza il meteo dava per tutta la settimana pioggia, con allerte meteo in quasi tutto il sud.
Dopo lo sconforto iniziale, ho iniziato a cercare soluzioni alternative a nord, est ed ovest. Neanche a farlo apposta, il meteo migliore pareva essere nelle terre a me più care, i Balcani.
Do un'occhiata ai traghetti, visto che in una settimana via terra si fa poco e poche ore dopo avevo in mano il foglio di prenotazione della Minoan Lines per Ancona - Igoumenitsa con partenza lunedì sera alle 18.30.
Bergamo - Ancona
Lunedì mattina, dopo un pieno alla moto e un caffè al bar con la mia compagna Martina, che per impegni lavorativi per la prima volta non mi accompagna per un viaggio in moto di più giorni, parto da Bergamo in direzione Ancona.
Verso l'ora di pranzo lascio l'autostrada a Cattolica per poi prendere la costiera panoramica a Gabicce mare e raggiungere Pesaro dopo una (obbligatoria, vista la zona) pausa piadina.
Verso le 15 sono al porto e dopo il check in conosco l'unico altro motociclista presente sulla nave, il tedesco Joe che con la sua nuovissima Harley sta raggiungendo la moglie in Grecia.

Dopo l'imbarco abbiamo fatto l'aperitivo chiacchierando del più e del meno, per poi trasferirci al self service per la cena. Per la notte lui aveva la poltrona, io ho allestito il mio campeggio con sacco a pelo e cuscino sui divanetti del bar.
Il mare calmo e la stanchezza mi hanno fatto addormentare nel giro di pochi minuti.
Igoumenitsa - Kalampaka
Dopo una dormita abbastanza confortevole, esco dal sacco a pelo per percorrere i pochi metri che mi separano dal bancone del bar, dove Joe stava già bevendo il cappuccino in compagnia di un tedesco conosciuto in nave. Caffè e brioches e dalle finestre si inizia ad intravedere la terraferma.
Sceso dalla nave, saluto Joe e mi incammino verso l'autostrada 2 in direzione Ioannina. Sole caldo e cielo limpido, ma raffiche di vento forti e improvvise, tanto che i pannelli luminosi comunicavano "strong wind" con limite a volte 70 km/h e a volte addirittura 50.

Dopo circa 120 km abbandono l'autostrada in direzione Meteore e dopo una pausa pranzo a base di insalata greca arrivo a Kalampaka.
Il paesaggio è qualcosa di incredibile, altrissime rocce dalle pareti lisce e verticali appaiono all'improvviso. Sulla sommità di alcune di queste sono stati eretti dei monasteri, molti dei quali visitabili.
La strada panoramica che sale in quota verso i monasteri, oltre ad essere motociclisticamente divertente offre paesaggi talmente belli da rendere molto difficoltosa la descrizione a parole. Sicuramente uno dei posti più belli che abbia mai visto.

Dopo un'oretta a zonzo su queste strade mi sistemo al campeggio, mi cambio ed esco a far due passi ai piedi di queste montagne.
Oggi si guida meno del previsto ma mi sento costretto a fermarmi e visitare, recupererò nei prossimi giorni.
Kalampaka - Mavrovo
Dopo una notte non troppo confortevole per la temperatura non ottimale (minima 6-7 gradi) e per il fatto che non avevo il materassino, alle 7.30 la sveglia suona.
Riassetto il tutto con calma e vado a pagare il pernottamento. La signora dopo avermi restituito il documento apre una scatola e mi regala un quadretto raffigurante la Madonna augurandomi buon viaggio.
Mi incammino così verso est e poi verso nord per lasciare la Grecia, che mi ha regalato ottimi ricordi per i bellissimi posti e per la piacevolissima gente, entrando in Macedonia.

Il primo impatto è stato forte. Il nord della Grecia non è niente di che e pare piuttosto povero, ma entrando in Macedonia la strada è diventata un alternarsi di asfalto rattoppato ed asfalto estremamente liscio, le case diventano molto più povere, molte con mattoni a vista e serramenti fissati in qualche modo e le auto più diffuse sono ancora le vecchie Lada, ma poi ci sono anche carretti trainati da asini o da vecchissimi trattori.

Il tempo stava reggendo, ma davano pioggia in serata e così salto il passaggio al lago di Ohrid e percorro desolate strade secondarie per raggiungere Monrovo, località turistica e sciistica dove oltre ad essere sicuro di vedere dei bei posti ero anche sicuro di trovare una sistemazione per la notte. Cosa da valutare bene in un paese poco turistico, peraltro fuori stagione.
Tutto liscio fino a 5 km dalla destinazione, quando l'acquazzone che ero riuscito ad evitare per tutto il giorno mi ha raggiunto.
In ogni caso al primo cartello room mi fermo e per 10 euro trovo un bell'appartamento con un'ottima vista sul lago, che raggiungo poi a piedi dopo una doccia calda. Ah, c'erano 5 gradi.

Mavrovo - Kraljevo
È giovedì, sarà che la sera prima dopo un'ottima polenta con feta e una Skopsko, birra locale leggera e beverina, sono andato a letto presto e alle 6.30 sono sveglio e riposato. Sono anche carico per la giornata intensa che mi aspetta, con una quantità assurda di frontiere.
Carico la moto e parto, cielo nuvoloso ma con qualche raggio di sole che filtra, strada bagnata e...freddo.
Arrivo al benzinaio, unico locale aperto a quell'ora, per fare colazione. Brioche confezionata e caffè della macchinetta, offerto dal benzinaio.
Inizia col piede giusto la giornata! Prima di ripartire butto l'occhio all'insegna del distributore che includeva il termometro, 2 gradi.
Discesa attraverso le nuvole basse per uscire dal parco nazionale e riprendere la via per Skopje, che raggiungo dopo circa un'oretta di comoda autostrada con qualche pedaggio forfaittario di pochi centesimi ogni tanto.
A Skopje compaiono le indicazioni per Pristina, che seguo fino a raggiungere il confine col Kosovo.
Consegno i documenti miei (è bastata la carta d'identità, mentre su internet sembrava fosse necessario il passaporto, che comunque avevo in tasca per ogni evenienza) e della moto.
"Where are you from?" - "Italy"
"Where are you going?" - "Montenegro"
Mi riconsegna i documenti e mi dice che è tutto ok. Ovviamente non ho nominato la parola Serbia che era la mia reale destinazione, il Montenegro era solo un passaggio obbligato dato che le frontiere tra Kosovo e Serbia sono chiuse.
Per 10 euro assicuro la moto per dieci giorni visto che la carta verde non copre il Kosovo.
Foto di rito con il cartello e via.

I primi metri mi hanno stupito, mi aspettavo di trovare uno stato molto più arretrato rispetto agli altri, invece ho visto degli incredibili investimenti in corso, come una autostrada quasi interamente completata che attraverso viadotti e gallerie conduce alla capitale. Nel tratto percorso fuori dall'autostrada ho visto tante attività commerciali molto moderne e tantissime altre in costruzione, altro segno di notevoli investimenti.
Ovviamente i villaggi non danno certo idea di ricchezza, ma sono al livello della Macedonia.
Mi fermo a mangiare un buon hamburger al ristorante di un distributore per la cifra di 1,5 euro, diventati poi 2,5 con acqua e caffè.
Nel primo pomeriggio sono a Peje, che ho tentato di esplorare in moto ma poi causa traffico caotico e punti d'interesse non trovati ho desistito e ho puntato verso le montagne, dove ho trovato una strada molto divertente con larghi tornanti che conducono alla frontiera.

Dopo il controllo documenti la strada sale ancora, solo dopo il passo si trova il confine montenegrino. Sceso a fondovalle, seguo il corso del fiume Ibar fino alla frontiera con la Serbia e poi ancora per un bel po', fino al bivio per Belgrado.

Dopo Novi Pazar la strada diventa molto divertente e i chilometri scorrono veloci, infatti mi trovo più avanti del previsto e per sera trovo una sobe (affittacamere) a Kralievo, a 150 km da Belgrado.
Kraljevo - Potok
Venerdì, pago il pernottamento e parto in direzione Belgrado.
Mi fermo dopo qualche chilometro a bere un caffè e mangiare una Seven Days (brioches confezionate presenti in qualsiasi negozio o benzinaio in tutti i Balcani ed est Europa).
Inizia a piovere, ma in modo quasi impercettibile. La strada è lenta, visto che anche qui l'autostrada è in costruzione ed è percorribile solo per un piccolo tratto, per il resto è una lenta statale trafficata fino a Belgrado, dove decido di seguire per il centro e provare ad esplorarla un pochino in moto.
Il traffico era notevole e girando in moto non sono riuscito a vedere granché, anche se più che piazze e chiese rimangono impressi gli orrendi palazzi che dalla periferia arrivano fino al centro.
Così dopo un'oretta di girovagare seguo il Danubio in direzione nord e quindi in direzione aeroporto, mi fermo a mangiare un Burek (tipico piatto di pasta sfoglia contenente formaggio o a volte carne) prima di entrare in autostrada in direzione Zagabria.
Lungo l'autostrada splendeva un bel sole, l'unico problema era il vento, intensificatosi poi dopo aver passato il confine croato, con folate che facevano perdere il controllo della moto.
Percorro qualche chilometro e mi fermo a un benzinaio. Cala il vento ma inizia a piovere, poco male, per la pioggia ho tutti gli indumenti per viaggiare asciutto, mentre per il vento non avevo rimedi.
Così percorro un centinaio di chilometri sotto la pioggia battente guardando la luce in fondo sempre più vicina, finché ad un tratto spunta il sole.
Verso sera, a circa 60 km da Zagabria lascio l'autostrada e appena fuori trovo una sobe carina a Potok.
Potok - Bergamo
Sabato mattina, sono a circa 630 km da casa. La sera prima ero ancora indeciso se andare a casa sabato facendo una notevole tirata autostradale o se pernottare a metà strada e tornare domenica, magari fermandomi dopo Trieste dove si trovano facilmente campeggi sul mare.
Avevo rimandato la scelta alla mattina, ovviamente anche e soprattutto in base al meteo.
Mi sveglio con un cielo grigio ma non troppo, asfalto bagnato per la pioggia notturna e temperatura di circa 7 gradi. Entro in autostrada e dopo una trentina di chilometri mi fermo per fare benzina e colazione, nel frattempo esce un timido sole.
Avvicinandosi al confine sloveno il cielo si ingrigisce, a tratti pioviggina e i pannelli autostradali non segnano mai più di 9 gradi.
Attraverso la verde Slovenia via autostrada fino all'ultimo distributore dove riempio il serbatoio e mangio l'ultimo burek della vacanza.
Il cielo non è granché e per la domenica le previsioni danno anche pioggia, quindi decido di lasciare perdere il pernottamento sul mare che si sarebbe tradotto in tanto freddo e poca goduria e di tornare a casa. Stufo di tanta autostrada, a Trieste imbocco la statale costiera, che percorro tranquillamente per circa 150 km fino a Venezia, dove prendo l'A4 per le ultime due ore di trasferimento.
Arrivo così a casa verso sera, ovviamente stanco morto, dopo 6 giorni e 2700 km di vacanza attraverso una delle terre più affascinanti d'Europa, tanto bella da vivere quanto difficile da comprendere con le sue enormi differenze etniche, culturali e religiose che cambiano non da stato a stato, bensì da zona a zona dello stesso stato.
Ma l'accoglienza dei popoli balcanici non l'ho mai trovata in nessun altro posto.
So benissimo che, anche questa volta, è solo un arrivederci.

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