Cornovaglia in camper

 



Anno stranissimo il 2020, era cominciato come tutti gli altri, con il rientro dalle vacanze invernali trascorse a zonzo per l'Italia con Brunettino, poi qualche week end sulla neve, sempre con Brunettino.
Poi la pandemia, prima lontana e poi molto vicina ha improvvisamente cambiato tutto, il modo di viaggiare, i programmi già fatti. 
Si, perché per noi questo era l'anno del viaggione, avevamo infatti prenotato il volo per il Perù per agosto. Da tanto tempo sognavamo il sud America, quest'anno era quello in cui avremmo fatto sempre una vacanza on the road, ma a differenza degli anni precedenti non saremmo partiti da casa con un nostro mezzo. 
Nuova cultura, paesaggi incredibili…
Niente. Viaggio ovviamente annullato. 
Piano piano la situazione migliora, i paesi riaprono le frontiere e così iniziamo a vedere dove andare quest'estate. 
Da qualche anno, oltre al Sud America, ci chiamava anche la Gran Bretagna
Paesaggi verdi, scogliere, castelli, birra buona. Sta a vedere che è l'anno giusto? 
Quest'anno poi, ne io ne Martina avevamo voglia di andare al caldo, avremmo quasi preferito la pioggia ad un sole cocente. 

Si parte! 

La Gran Bretagna dal 10 luglio ha tolto la quarantena per chi arriva da fuori, ai gatti abbiamo fatto il passaporto, il camper ha il pieno e di cibo negli armadietti ce ne è. 
Siamo pronti, il primo agosto siamo in partenza. 
Dopo aver acquistato la vignetta attraversiamo la Svizzera, San Gottardo, Lucerna, Basilea e siamo in Francia. 
Si avvicina il crepuscolo ed abbiamo già percorso 700 km. Considerando che Brunettino al piano fa i 90 km/h, abbiamo guidato tutto il giorno. 
Usciamo dall'autostrada a Ligny-en-Barrois, il primo paesino che abbiamo trovato. In Francia sono tutti carini e difficilmente non gradiscono i camper. 
Infatti, in paese è indicato praticamente in centro un parcheggio camper. 
Quattro o cinque posti, sul porticciolo fluviale, gratis. 
Posto bellissimo e rigenerante, oro dopo una giornata di guida. 

Le cose si mettono male

Mancano meno di 400 km a Calais, mezza giornata e siamo al porto, pensavamo. 
Invece il giorno dopo è successo di tutto! 
Caffè della moka, pane e crema al cioccolato fondente e si parte. 
Dopo un centinaio di chilometri ci fermiamo a far benzina e comprare un paio di crossaint e pain su chocolate. 
Ripartiamo, dopo una cinquantina di chilometri ai giri alti dando gas inizia a saltellare, to-to-to-to-to, poi sempre di più. 
In discesa va anche a cento, ma in salita devo pelare il gas altrimenti salta. 
Abbiamo pensato potesse essere gasolio sporco, era un Total Access vicino all'autostrada, però può succedere anche lì. 
Così vedo un benzinaio Shell e rabbocco con una ventina di litri di V-Power. 
Ripartiamo, giro la chiave e…niente! 
Quadro acceso, ma non parte nemmeno il motorino di avviamento. 
Penso alla batteria, inverto batteria motore e batteria servizi, che sono uguali. 
Niente. 
Chiamiamo l'assicurazione, che ci dice di chiamare dalle colonnine perché siamo in autostrada. Poi loro si accolleranno il costo. 
Chiamo, dopo un'oretta arriva il carro attrezzi. Noi eravamo un po preoccupati, più che altro perché era domenica, non sapevamo dove ci avrebbero portato ed avevamo i gatti. 
Batteria tutto ok. 
Proviamo a partire con il booster. Niente. 
L'autista recupera un pezzo di ferro, da qualche colpo sul motorino di avviamento e Brunettino parte come se niente fosse. 
Gli spieghiamo del fatto che saltellava, non sa il perché, non è legato al motorino di avviamento e non può farci nulla. 
E se dovesse darmi problemi il motorino di avviamento? Ci risponde che picchiettandolo parte quasi sempre, in ogni caso a spinta parte sempre!
Ripartiamo, con il solito saltellare arriviamo a Calais verso le 19.
Abbiamo bisogno di rilassarci, anche se avremmo più di un motivo per essere agitati, così facciamo due passi in spiaggia. 
Troviamo una piccola friggitoria, patatine fritte e birra sul mare. 
Stiamo già meglio.
Domani vedremo che fare, abbiamo trovato un meccanico Fiat Professional a pochi chilometri. 

Verso il Regno Unito 

Ci svegliamo, colazione e, con un bel po' di ansia, inserisco le chiavi nel quadro, scaldo le candelette e… Partito subito! 
L'umore un pochino migliora, poi vediamo che a girare per Calais va alla grande, ma entrando in autostrada dopo qualche chilometro di rettilineo inizia a saltellare. 
Raggiungiamo il meccanico Fiat, pieno di lavoro, ci segnala un meccanico poco distante. 
Gli spiego in qualche modo (non parlava inglese) il problema. 
Da un paio di accelerate e constata il fatto che il motore non ha problemi. Forse la fumata era un pochino più nera del solito, ma effettivamente girava bene. 
Lo invito a salire a fare un giro, giriamo un po' nella zona industriale ma il problema non si presenta. Dopo un po' entro in superstrada e infatti dopo non molto inizia a saltellare. 
Torniamo in officina, guarda sotto e mi mostra i soffietti crepati. 
Secondo lui andando piano grossi problemi non si dovrebbero presentare. 
Faccio una telefonata al mio meccanico, spiegando un po' l'accaduto, poi giriamo un po' per Calais per sentire il parere di un'altra officina, ma erano tutte chiuse. 
Il mezzo alla fine non va così male. Andiamo al porto! Incoscienti? Forse un pochino sì, in caso di problemi essere oltre la Manica non è certo un aiuto, ma siamo ottimisti e fiduciosi. 
Tutti gli avviamenti fatti, nel frattempo, hanno acceso il motore in mezzo giro di chiave. 
Facciamo i biglietti, pranziamo in attesa della nave e alle 13 siamo i primi a salire sulla nave. Un'ora e mezza dopo le bianche scogliere di Dover sono sempre più vicine. 
Siamo in Inghilterra! Andiamo verso Canterbury, che dista una ventina di chilometri. 
Non me la sto cavando male con la guida a sinistra, devo solo ricordarmi che quando entro in rotonda devo guardare dall'alto lato.
Le strade sono molto strette, ma a quello ci si abitua. 
Scendiamo dal camper, due passi nella cittadina, visita all'abbazia e poi una bella IPA ad un tipico inn in paese. 
Iniziamo a sentirci in vacanza! 

Stonehenge 

Decidiamo di non percorrere autostrade, ma di attraversare la verdissima campagna inglese
Morale, trecento chilometri di saliscendi, spesso su strade di discutibile larghezza, intervallati da qualche paesino fatto di casette di mattoni rossi e piccolo giardinetto, qualche cabina telefonica rossa, insomma come uno si aspetterebbe l'Inghilterra. 
Nel tardo pomeriggio raggiungiamo Stonehenge
Non si può arrivare sotto ai monoliti senza prenotazione, ma ci si cammina a pochi metri senza alcun biglietto.
Semplicemente incredibile vedere questo cerchio perfetto e chiedersi come abbiano fatto a costruirlo qualche migliaia di anni fa.
Il bello è che poi è possibile parcheggiare il camper a un centinaio di metri dal sito. 
Non ci siamo fatti scappare l'occasione per dormire lì, immersi in quel clima mistico che quel posto emana. 


Dai monoliti alle città 

Il viaggio prosegue poi verso un altro sito di monoliti, Avebury, che dista pochi chilometri. 
A differenza di Stonehenge, qui il sito è molto vasto e bisogna percorrere qualche chilometro seguendo il percorso di questi enormi massi per capirne la disposizione. 
Arriviamo poi a Bath, una bella cittadina termale, dove ci concediamo una passeggiata ed un buon hamburger più birra, poi nel primo pomeriggio raggiungiamo Bristol, la prima ed unica vera città del viaggio. 
Ci è piaciuta molto, non per qualche monumento particolare, ma per l'aria giovanile che si respira (è una città universitaria) nelle piazze o lungo il fiume. 
Lungo il fiume, dove si vede la vecchia ferrovia con un antico treno ristrutturato, ci sono un'infinità di locali molto carini ed è piacevole fare una passeggiata con a fianco vecchi battelli, osservando tipiche casette basse molto British con a fianco moderni palazzi a vetro. 
Prima di sera, percorriamo qualche chilometro tra strade secondarie strettissime e con pendenze allucinanti (questo è il rischio di impostare "evita autostrade" sul navigatore in Inghilterra) fino a Wells, che visitiamo il giorno dopo sotto alla prima e praticamente unica pioggia della vacanza.

Glastonbury 

Dopo Wells ci dirigiamo a Glastonbury, sulla cartina un piccolo paese, in realtà è probabilmente il paese con più cose da visitare di tutta l'Inghilterra. 
Partiamo dalle bellissime rovine dell'antica abbazia, dove si dice siano stati sepolti Re Artù e Ginevra. 
A poche centinaia di metri c'è il Chalice Well, un antichissimo pozzo da cui sgorga acqua dalle proprietà curative. 
La leggenda narra che sotto a quel pozzo risieda il sacro Graal. 
Il tutto immerso in un bellissimo giardino dove rilassarsi per un po' di tempo. 
Sopra c'è il Tor, un monte che richiede una ventina di minuti di camminata sulla cui sommità c'è una torre dalla quale si ha un'incredibile vista su Glastonbury, sulla verde campagna e se c'è limpido come nel nostro caso anche fino al mare. 


L'aria magica di questo paese si vede anche passeggiando tra le vie, piene di negozi molto particolari e personaggi "alternativi". 

L'oceano, baie, porti di pescatori e Tintagel 

Il viaggio prosegue verso l'oceano, che dista veramente pochi chilometri. 
Arriviamo a Bude e, dopo pochi chilometri di costa, troviamo una bella spiaggia tra due falesie, Widemouth Bay, poche costruzioni ed un prato vista mare adibito a campeggio (di fatto parcheggio molto largo, perché servizi non ne aveva). 
I numerosi California con tante tavole coloratissime ci fanno capire che è zona di surfisti, infatti la spiaggia è praticamente loro. 


Convinti di trovare un'acqua gelida, ci siamo dovuti ricredere, era freddina ma non si stava affatto male. 
Abbiamo capito che in Inghilterra il difficile non è entrare in acqua, ma è uscire bagnati con 20 gradi o meno, vento freddo, magari senza sole e dover percorrere centinaia di metri per raggiungere l'asciugamano sulla spiaggia. 
Dopo una notte trascorsa a pochi metri dal mare, riprendiamo la costiera fino a Boscastle, uno dei paesi più belli mai visti. 
Piccolo borgo di pescatori di basse casette bianche costruite lungo il torrente, che giunge al mare in una stretta baia. Qui c'è il porto, ma arrivando con la bassa marea le barche erano adagiate sul fondo.


A pochissimi chilometri c'è Tintagel, dove su un promontorio ci sono le rovine del castello in cui, secondo la leggenda, nacque Re Artù. Purtroppo visitabile solo previa prenotazione per le restrizioni locali. 
Aspettando la bassa marea, siamo riusciti ad attraversare la grotta di Merlino, dalla spiaggia situata proprio sotto al castello. 
Per cena, hamburger e birra Atlantic Ale al King's Arthur Pub. A pochi metri, in un prato tranquillissimo ma molto umido, avevamo parcheggiato Brunettino.

 
Land's End e Sant Micheal Mount 

La costa nord della Cornovaglia è bellissima, però la strada costiera è leggermente interna e per raggiungere i paesini bisogna avventurarsi in stradine molto molto strette. 
Quindi vedere tutto non è purtroppo pensabile. 
Abbiamo raggiunto Sant Ives, una delle località più prestigiose ed effettivamente sembrava molto bella, ma proprio per questo molto affollata e con i parcheggi pieni già la mattina presto. 
Proseguiamo. 
Arriviamo così a Land's End, la punta più a ovest dell'Inghilterra, dove la terra finisce con spettacolari falesie. 
Dopo svariati chilometri a piedi su e giù per i promontori, raggiungiamo un campeggio a Sant Micheal Mount. Ci voleva una doccia "normale" dopo tante soste libere. 
Abbiamo anche montato il box per far prendere un po' di aria ai nostri micetti, Valentino e Serafino. 
Anche qui, senza prenotazione non si vede nulla, però con la bassa marea è comunque possibile percorrere la passerella che conduce all'isola. 
Chiaramente fino ad una certa ora, perché poi si alza la marea e la passerella scompare completamente. Molto suggestivo. 

Verso il Dorset

Il covid da un lato non ha portato turismo in Inghilterra (abbiamo visto solo un California tedesco, poi solo ed esclusivamente inglesi), dall'altro ha fatto sì che gli inglesi che abitualmente attraversavano la Manica per le loro vacanze siano rimasti in Inghilterra. Il sud è chiaramente il posto più caldo e dove fare più vita da mare, per quanto ben diversa da quella che intendiamo noi. 
Infatti da li in poi non abbiamo più trovato la tranquillità e la libertà verso i camper che avevamo riscontrato fino a quel momento. 
Paesini affollati e quasi ovunque il divieto notturno per i camper. 
Volevamo visitare Polperro, borgo di pescatori molto caratteristico, ma volevano 25 sterline di parcheggio camper (era tardo pomeriggio, ma tariffa unica giornaliera) con divieto di parcheggio notturno. Proseguiamo! 
Arriviamo a Loose, bellissimo paese ma non privo di divieti e vediamo in cima a una collina poco distante un campeggio. 
Attraverso stradine larghe come il camper se non meno (strisciare contro gli arbusti per schiacciati è spesso inevitabile), raggiungiamo ormai con il buio una fantastica farm con piazzole con vista sull'oceano e sulla baia di Looe. Fortunatamente non erano al completo. Possiamo cucinare e aprire una birra, con vista.
Dopo una mattinata di relax alla farm ripartiamo verso est, fino a Lyme Regis, pittoresco paesino sulla costa dove i comodi parcheggi pubblici consentono stranamente la sosta notturna ai camper, per poi ripartire verso Durdle Door, l'arco più fotografato di tutta l'Inghilterra. 
Ricordavo di averlo già visto da qualche parte, guardando sul telefono era infatti tra le foto predefinite del Huawei. 


Molto bello, anche con una giornata grigia, soprattutto se raggiunto dopo una camminata visto che i parcheggi camper vicini all'arco avevano prezzi assurdi.

Il rientro a Calais 

Iniziamo a portarci verso Dover, ma visto che abbiamo ancora giorni a disposizione decidiamo di fermarci a visitare Salisbury, cittadina molto bella e poi Woodhenge, sito archeologico abbastanza vicino a Stonehenge, visitato in precedenza. 
Parcheggiamo il camper a pochi metri dal sito, non c'è in giro nessuno, tutto perfetto. 
Avevo già acceso il gas per scaldare il riso con salsa indiana acquistato poco prima al supermercato e stavo per stappare una Brewdog IPA, quando abbiamo avuto la malsana idea di guardare il telefono e i social. Cosa che in vacanza tendiamo a non fare di frequente. 
Impennate di casi di covid in Francia, UK impone la quarantena a chi arriva dalla Francia. 
La Francia minaccia imminenti ritorsioni. 
Avremmo fatto ancora pochissimi giorni in Inghilterra, avevamo già visto tutto ciò che volevamo vedere e percorso circa 3000 km da Dover. Non aveva senso rischiare di fare la quarantena a Calais o comunque rischiare limitazioni strada facendo. 
Così ci mettiamo in marcia, guidiamo fino alle porte di Londra sempre accompagnati dal toc toc toc e dai saltelli sul veloce, poi ci fermiamo per mangiare appunto il piatto indiano quando oramai sono le dieci di sera passate. 
Il giorno dopo, verso l'ora di pranzo, siamo al porto con i biglietti in mano. 
Tante macchine scendono dalle navi, quasi solo inglesi, ma al porto i moli verso la Francia sono completamente deserti. 
Nel tardo pomeriggio siamo a Calais, pian piano mi dovrò riabituare alla guida invertita!

Verso casa

Per la prima volta in anni di viaggi, non siamo di fretta e non dobbiamo correre verso casa, così i mille chilometri che ci separano da casa hanno tutto un altro gusto.
Infatti da Calais andiamo a Dunkirk, a pochi passi dal confine belga, dove parcheggiamo a ridosso della spiaggia per vedere i relitti, visibili solo con la bassa marea, e passare la notte. 
Dedichiamo il giorno successivo al bucato presso una lavanderia a gettoni, molto diffuse in Francia, poi iniziamo la discesa senza autostrada, che si preannuncia molto lenta. 
Qui la sorpresa, dopo più di tremila chilometri di toc toc toc, improvvisamente Brunettino va a posto. 
Forse il pieno di Esso Premium fatto poco prima ha pulito un po' il motore? Magari ai giri alti girava a 3 cilindri creando quindi sussulti? 
Mistero. 
Siamo giunti alla conclusione che, dopo svariati viaggi affrontati di corsa per voler andare sempre più lontano, l'Universo ci abbia messo un "freno" affinché potessimo percorrere meno chilometri, con la tranquillità che serve per godersi il viaggio
La passione per la birra ci porta poi a sconfinare in Belgio, l'abbazia dove producono la Chimay era troppo vicina per non andarci. Peccato non poter visitare la parte produttiva dell'abbazia, che comunque merita di essere visitata. 
Finita poi la campagna francese, vediamo indicato sempre più spesso Ballon d'Alsace. Capiamo che si tratta di un passo di montagna e infatti da lì poco ci troviamo su. Incredibile la vista sulla pianura verso Colmar. 


Dopo un incredibile tramonto visto dalla sommità del colle, torniamo al camper per l'ultima notte di questa strana ma bellissima vacanza. 

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